Gloria e tragedie. Giulio Bartali 1936
di Claudio Visci
Cominciamo oggi a raccontare le leggendarie imprese dei campionissimi e i grandi drammi che hanno segnato l’epopea del ciclismo. Nessun altro sport, nel corso di più d’un secolo, ha saputo proporre tante storie così tragiche come il ciclismo. In questo primo episodio la drammatica fine del povero Giulio, fratello di Gino Bartali. Ma che destino assurdo e tragico Gino Bartali e Fausto Coppi. Nel perdere entrambi l’amato e adorato fratello in bici. Era il 14 giugno 1936. La stagione del primo trionfo al Giro d’Italia di Gino Bartali. Olmo, arrivò al secondo posto a 23′ dal toscano di Ponte a Ema. In quel giorno d’estate Giulio Bartali era impegnato in Toscana, in una delle gare più importanti, la Targa Chiari. Un gruppetto comandava la corsa, tra cui anche Giulio che rientrò in discesa, sulle strade viscide dalla pioggia. Poi, in una curva, Giulio picchia di striscio la portiera della vettura e si frattura la clavicola. Viene soccorso e trasportato all’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova. Non è grave. Viene operato, ma l’intervento non riuscì. Uscì dalla sala operatoria in coma e morì in casa il giorno dopo. Al Giro d’Italia, negli anni ’80, quando Gino seguiva la Corsa Rosa, rivelò ai giornalisti che i medici sbagliarono l’operazione e ci fu un’emoraggia interna a causare il decesso. Gino voleva smettere con le corse. Poi, riprese e vinse anche il Giro di Lombardia, oltre al Giro in quell’anno tragico. Dicevano che forse Giulio Bartali era più forte di Gino.